Lo sviluppo di piattaforme come YouTube, Instagram, TikTok e così via ha amplificato in modo significativo la capacità delle persone comuni non solo di consumare contenuti ma anche di crearli direttamente. Negli ultimi anni il numero dei creatori – persone che progettano, producono e confezionano i propri messaggi – è progressivamente aumentato. Dietro questo fenomeno ci sono sicuramente ragioni economiche: la possibilità – offerta da Internet – di ottenere nuove forme di reddito indipendente. Tuttavia, molti creatori sembrano essere motivati soprattutto dal desiderio di creare contenuti sociali e denunciare disuguaglianze e ingiustizie. Prendendo come sfondo questi presupposti – e adottando una prospettiva intersezionale – gli autori di questo contributo presentano i primi risultati di un’esperienza di ricerca-formazione condotta con 99 studenti (ovvero docenti in formazione) frequentanti il Laboratorio di Didattica Inclusiva attivato presso il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria (Dipartimento dell’Educazione, Università Roma Tre). Obiettivo del progetto è stato quello di verificare se e in che misura i prodotti realizzati dai social creator possono essere percepiti dagli insegnanti in formazione come possibili sussidi didattici da utilizzare a scuola per affrontare il tema delle differenze umane e dei processi inclusivi.

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